martedì 9 febbraio 2010

10 febbraio, il giorno del ricordo



Il Giorno del ricordo rappresenta un’opportunità per ricordare i drammatici eventi prodotti da nazionalismi esasperati che si sono replicati negli anni e sotto i diversi regimi. Istituito nel 2004 al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati. La ricorrenza del 10 febbraio fu scelta per ricordare il giorno del 1947 in cui fu firmato a Parigi il trattato di pace tra l’Italia e le nazioni vincitrici della Seconda Guerra mondiale. La vicenda delle foibe è stata a lungo trascurata nel dopoguerra italiano per i convergenti interessi di governo e opposizione del tempo. Ma ciò che avvenne durante e alla fine della seconda guerra mondiale, e che condusse alla morte migliaia di persone e all’esodo forzato delle popolazioni di lingua italiana che vivevano in quell’area, non può essere rimosso. Il giorno scelto per ricordare le vittime delle foibe e coloro che furono costretti a una migrazione forzata è un simbolo di pace. I tragici fatti del confine orientale ci siano da monito e ci spingano a ribadire oggi quei valori, che furono negati all’epoca, di pace, integrazione e convivenza tra popoli.

« Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l'abbiamo trovata: mani legate dietro alla schiena, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese comperatoci da papà la volta che ci aveva portate sulle Dolomiti, tutti i vestiti tirati sopra all'addome.... Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno. Ho cercato di guardare se aveva dei colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente; sono convinta che l'abbiano gettata giù ancora viva. Mentre stavo lì, cercando di ricomporla, una signora si è avvicinata e mi ha detto: "Signorina non le dico il mio nome, ma io quel pomeriggio, dalla mia casa che era vicina alla scuola, dalle imposte socchiuse, ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei; alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti: invocava la mamma e chiedeva acqua, ma non ho potuto fare niente, perché avevo paura anch'io"»
(Dal racconto di Licia Cossetto, sorella di Norma medaglia d'oro al valor civile)

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