sabato 24 aprile 2010

Il 25 aprile, un giorno per coltivare sentimenti di libertà


di Graziano Esposito

Il 25 aprile 1945 i partigiani liberano Milano dall’occupazione dei nazisti e dai fascisti. La popolazione civile insorge e vaste zone dell’Italia settentrionale - e molte città - sono liberate prima dell’arrivo delle truppe anglo-americane che, dopo aver superato l’ultimo ostacolo della Linea Gotica in Toscana, incalzano le truppe tedesche in ritirata nella pianura Padana.

All’inizio dell’insurrezione di Milano Benito Mussolini è ancora in città e, di fronte al precipitare degli eventi, tenta di concordare col Comitato di Liberazione Nazionale una resa onorevole.

Non trovando le condizioni per un accordo, Mussolini decide di fuggire. Travestito da soldato tedesco e sotto la scorta delle SS, cerca di raggiungere la Svizzera (col progetto di riparare poi in Spagna, ancora governata dal generale Franco). Giunto nei pressi della frontiera, però, a causa delle difficoltà di superare il confine, il gruppo si unisce a un distaccamento tedesco in ritirata.

A Dongo il dittatore è riconosciuto e catturato da un gruppo di partigiani. E’ l’ultimo atto del ventennio fascista.

La ricostruzione delle ultime ore di vita del duce e le circostanze della sua esecuzione sono ancora oggi al centro di un acuto dibattito storiografico che non ha ancora chiarito molti dettagli sulla fine di Mussolini. Secondo la versione ufficiale egli è subito fucilato per ordine del CLN, insieme all’amante Claretta Petacci che l’ha seguito nella fuga.

 Il 29 aprile i loro corpi sono esposti, insieme con quelli di altri gerarchi, in Piazzale Loreto a Milano, appesi a testa in giù alla tettoia di un distributore di benzina, nello stesso luogo dove in precedenza erano stati trucidati e ammucchiati i corpi di quindici partigiani.

 Il 25 aprile è un giorno che non possiamo permetterci di dimenticare, non possiamo acconsentire che diventi un giorno come tutti gli altri. L’eredità spirituale di quelle giornate deve essere una fonte inesauribile, dove abbeverare la nostra esigenza di libertà. Il sacrificio di milioni di morti deve essere il sigillo indelebile della nostra unità nazionale.

Come dimenticare le stragi nazifasciste sparse per tutto il territorio italiano; quella di Pietransieri, forse la più significativa per il popolo  abruzzese avvenuta il 21 novembre 1943 dove le vittime furono 128 e tra esse 34 bambini al di sotto dei 10 anni e un bimbo di un mese. Oppure la strage di Sant’Agata a Gessopalena quando nel 1944 i tedeschi uccisero quarantadue persone, soprattutto donne e bambini.

La nostra memoria deve combattere contro l’oblio della storia o peggio contro chi questa storia la vuole disconoscere.

La libertà non è un bene che si acquisisce una volta per sempre ma una lenta conquista giornaliera.

Il 25 aprile un giorno per coltivare sentimenti di libertà.



2 Commenti - Lascia un commento:

Anonimo ha detto...

La cosa che mi sembra strano è che ci siano ancora persone che parlano bene dei fascisti!!
Tonino

Circolo PD Ripa Teatina ha detto...

Il 25 aprile, con il primo maggio-festa internazionale del lavoro e dei lavoratori- e il 2 giugno, festa della Repubblica, rappresenta. A mio avviso, la data più bella della nostra storia recente perché in quella data del 1945 siamo stati liberati. Da chi? Da che cosa?. Nei libri di storia, è scritto che dal 25 luglio del 1943, giornata della messa in minoranza di Benito Mussolini al Gran Consiglio del Fascismo, al 25 aprile 1945 in questo nostro Paese c’è stata una guerra di popolo, di liberazione nazionale- chiamata Resistenza- dall’oppressione nazista che si è avvalsa del servilismo fascista. Da una parte, i partigiani e le truppe alleate anglo-americane, dall’altra i repubblichini di Salò e i nazisti tedeschi. Se un cittadino straniero si troverà, per caso, lungo il percorso del programma definito dalle amministrazioni di destra della Provincia e Comune di Chieti per “celebrare” la solenne ricorrenza, non riuscirà a collegare la manifestazione a qualcosa di preciso della nostra recente storia nazionale. E se un ragazzo o una ragazza di 14-15 anni leggerà i manifesti fatti affiggere dal Presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio e dal Sindaco di Chieti Umberto Di Primio probabilmente penseranno alle guerre puniche, al Risorgimento, alla prima guerra mondiale.

In maniera vergognosa, non degna di persone chiamate a rappresentare le istituzioni democratiche che risorsero proprio grazie al 25 aprile 1945, gli estensori dei manifesti non hanno mai usato parole come Partigiani, Resistenza, fascismo e nazismo.

In un tripudio di bolsa retorica, il Sindaco Di Primio, ex fascista del movimento giovanile del Msi, “ricorda le vittime di tutte le guerre e rivolge un pensiero grato a tutti coloro che si sono immolati per la Patria” come se tutti coloro che sono morti, vittime e carnefici, chi si è battuto per la libertà e chi è stato tra coloro che l’hanno calpestata, sono la stessa cosa.

E che dire della profonda e sofferta riflessione di Enrico Di Giuseppantonio- che pur proviene dalle fila della Dc che ha fatto la sua parte per liberare l’Italia dal nazifascismo-che si pone l’angosciante interrogativo sul senso di queste commemorazioni “in un Paese che troppe volte si dimentica della sua storia o lo piega ad interesse di parte”?

I due giovani rampanti di destra appartengono a pieno titolo a quella parte di italiani che leggono in maniera mistificatoria e manipolatrice la nostra storia recente in nome di una non meglio precisata “pacificazione” e suggerisco loro, visto che a Chieti ci sono state alleanze con esponenti locali della Lega Nord e che in Provincia si sono stretti accordi con altre forze che non hanno particolarmente a cuore la nostra storia, di fare qualche lettura più seria e di sottoporsi a qualche esame. E poi, visto che l’énfant prodige della Lega Nord Renzo Bossi- che dev’essere un omonimo di Umberto perché, come è noto, a nord non si fanno clientele e non si esercita l’arte del nepotismo tanto cara a “Roma ladrona”-ha dovuto sostenere appena tre volte per cattiveria dei professori meridionali l’esame di scuola media superiore, perché non cercano di emularlo?

A questa gente gli elettori hanno dato molti voti. C’è solo da vergognarsene.



Giustino Zulli, Presidente Associazione Politica e Culturale “Chieti, Città Futura”

24 aprile 2010

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