mercoledì 2 marzo 2011

Paolucci: decisiva la sfida delle alleanze. Il segretario interviene sul ruolo guida del Pd e gli scontri che lacerano il centrosinistra


PESCARA. «Il Partito democratico può lanciare la sfida del governo se sarà capace di stringere alleanze con la società abruzzese. Per riuscire in questo obiettivo, deve compiere ulteriori sforzi nella elaborazione di una linea politica chiara, che preveda una selezione seria di chi, da dentro il partito, ambisce a governare una comunità senza riprodurre vecchi vizi». Il segretario regionale del Pd, Silvio Paolucci, interviene per fare chiarezza su alcuni dissidi che lacerano il partito e rendono più difficile tracciare un quadro delle alleanze in una fase politica molto delicata per l’Abruzzo.

A che punto è l’elaborazione, e quali prospettive indica il Pd in vista di un ricambio della guida politica in Abruzzo?
«Innanzitutto, il Pd d’Abruzzo è in campo. E probabilmente, insieme ad altre forze, oggi sarebbe in grado di vincere le elezioni regionali. Un miracolo, se ci ricordiamo cosa è avvenuto nell’orribile 2008. Ma più che un miracolo è un merito conquistato per essere stati sempre presenti sulle principali questioni della comunità regionale: vertenza Abruzzo, sanità, ricostruzione dell’Aquila e macroregione Adriatica».

Cosa invece non ha funzionato, visti i continui fronti problematici aperti in diversi Comuni importanti alla vigilia del voto amministrativo?
«E’ un dato di fatto che abbiamo gruppi dirigenti troppo spesso legati a logiche del passato, che vivono e praticano la politica secondo gli schemi dei partiti di provenienza e non secondo ciò che il Pd vuole essere».

Emerge una difficoltà a sfondare anche nell’elettorato giovanile, così come attingere energie dall’esterno?
«Il basso tasso di rinnovamento della politica è dovuto alla destrutturazione della società: i nostri giovani, privi ormai di troppi diritti, non hanno accesso alla possibilità di dedicare tempo e passione alla politica. Persino sulla scelta dei candidati sindaci, si chiede più l’intervento delle segreterie che la partecipazione dei cittadini. Insomma, vecchi schemi».

Come se ne esce?
«Il dato su cui riflettere è che in una parte del gruppo dirigente abruzzese non ci sia ancora la consapevolezza che la scelta del Pd è irreversibile e che è quindi dovere del partito trasmettere ai militanti più giovani senso di appartenenza, generosità e capacità di mettersi in gioco. Spetta invece ai dirigenti, che più hanno avuto dal partito, in termini di ruoli e incarichi, dare il buon esempio ai più giovani che in politica avranno meno spazi e meno garanzie come già accade nel resto della società»

Chi entra in politica è mosso spesso da interessi e opportunità personali più che da un’autentica voglia di cambiamento.
«Bisogna insegnare ai giovani che la selezione della classe dirigente avviene sulla base delle capacità, di ciò che si realizza ogni giorno nel rapporto con le persone e la società, non tramite le conte interne. Peggio ancora l’idea e la pratica di utilizzare il partito come un autobus: si sale e si scende a seconda delle convenienze».

Torniamo al rebus delle alleanze a sinistra, cosa c’è che non va?
«E’ un dato di fatto che da parte dei partiti alleati viene sul territorio troppo spesso una spinta a dividere, anziché a unire, con un eccessivo trasformismo di chi rivendica moralismo ed etica politica ma non la pratica affatto».

Perché accade questo?
«Occorre superare i limiti che ancora ostinatamente vogliono legarci al passato. Come si fa? Attraverso un confronto che se serve va condotto sino in fondo. Ed è quello che in realtà sta avvenendo. Sarà utile all’Abruzzo. Ne sono convinto».

Confronto che però non si traduce sempre in risultati utili.
«Ci sono i casi negativi, su cui siamo dovuti intervenire con decisioni coraggiose, ma anche tanti esempi positivi di rinnovamento del gruppo dirigente. E’ accaduto a Lanciano, dove conPupillo abbiamo riaperto la partita con un candidato scelto dalle primarie di coalizione».

Perché urge la necessità di un’alleanza credibile?
«Perché abbiamo una giunta regionale che non ha mai avuto in tutto il dopoguerra i poteri che ha oggi, eppure mai nessuna giunta ha ottenuto così scarsi risultati. Il Pd è pronto a proporsi di nuovo come classe di governo, insieme con una larga alleanza di forze riformiste e democratiche. Abbiamo competenze, intelligenze e idee per farlo. Iscritti, militanti, elettori e amministratori. La missione non è impossibile».

Da Il Centro del 27 febbraio 2011

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