venerdì 15 gennaio 2010

Il nucleare delle bugie

Il governo, già in campagna elettorale, imbroglia i cittadini rifiutandosi di dire dove vorrà realizzare le centrali nucleari. Una scelta impopolare che viene rimandata a dopo le elezioni.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito interrogato durante il Question time alla Camera dell’esponente del Pd Ermete Realacci sull'esistenza di possibili siti nucleari, dapprima ha temporeggiato, poi si è rifiutato di indicare l'elenco dei siti nucleari, preoccupato per gli effetti sulle prossime elezioni regionali, ma non ha smentito che la lista in via di predisposizione ricalchi quella definita a suo tempo dal Cnen (Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare), dato che i criteri di base per localizzare un sito per la costruzione di una centrale nucleare, rispettano le geo-morfologiche dell’Italia che non sono certo cambiate negli ultimi anni. Ciò significa molto semplicemente che degli oltre 40 siti della mappa nucleare dell'Italia, almeno due si trovano nel Lazio: uno è la zona costiera di Montalto di Castro, già scelta trent'anni fa per costruire una centrale atomica, l'altro è l'area alla confluenza del Tevere e del Nera tra Orte e Magliano Sabinaquesti, in quanto, in base alla mappa stilata a suo tempo dal Cnen, questi due siti soddisfano i requisiti richiesti dal nucleare, a cominciare dall'ampia disponibilità di risorse idriche.
Mentre ai cittadini viene tenuto nascosto dove nasceranno gli impianti nucleari, la lista è perfettamente a conoscenza non solo del governo ma anche delle imprese interessate all'affare: di recente l'ha ammesso candidamente lo stesso amministratore dell'Enel Fulvio Conti, dichiarando testualmente che "nemmeno sotto tortura avrebbe rilevato la lista".

La scelta del nucleare è certamente una scelta scomoda per gli amministratori locali e per vincere le elezioni, quindi la scelta è quella di rimandare il dove, il come e il quando parlare di nucleare al giorno dopo l'esito delle urne.

Il 26 aprile 1986 a Chernobyl ebbe luogo il più grande disastro della storia dell'applicazione pacifica dell'energia nucleare (Disastro di Chernobyl), fu talmente tale il terrore del ripetersi di un evento di tale portata anche nel territorio nazionale che l'8 novembre 1987 ai tre referendum sulle centrali elettriche nucleari, la maggioranza dei votanti si esprisse per la rinuncia all'energia nucleare. Considerati i risultati del referendum, il Governo procedette alla sospensione dei lavori della centrale di Trino 2, alla chiusura della centrale di Latina, alla verifica della sicurezza delle centrali di Caorso e di Trino 1 e alla verifica della fattibilità di riconversione della centrale di Montalto di Castro.

La soluzione ai problemi energetici del paese non è un ritorno al nucleare che, a questo stato di tecnologia comporta costi elevati, tempi molto lunghi, problemi legati allo smaltimento delle scorie radioattive, ma un forte investimento in efficienza, risparmio energetico, innovazione tecnologica, fonti rinnovabili per affrontare le sfide che abbiamo davanti oltre ad accompagnare, aiutare, sostenere le scelte di imprese, istituzioni, cittadini che consentono di migliorare la qualità della nostra vita e la competitività della nostra economia, cogliendo le opportunità offerte dalla green economy, come avvine in Francia e nel Regno Unito dove investono per la realizzazione di impianti biogas alimentati con insilato di mais e insilato di piante intere.
Il biogas è una delle forme di produzione energetica più ecologiche al mondo, in quando può essere generato da liquame, letame, cibo e altri rifiuti, tutti agenti inquinanti che però, se utilizzati a dovere, potrebbero tornare più che utili.

5 Commenti - Lascia un commento:

Gianluca Visco ha detto...

Sul link sotto riportato è riportata la mia esperienza dell'incidente nucleare avvenuto in Belgio nell'agosto del 2008:

http://docs.google.com/Doc?docid=0AeOekYhLZmZUZGdiemQ4ZGJfMGY3MmI5bmRk&hl=en

Anonimo ha detto...

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=87732&sez=HOME_INITALIA

Anonimo ha detto...

http://www.generazionedistribuita.com/nucleare/nucleare-anticostituzionale

pdripateatina ha detto...

Calabria, Lazio, Piemonte, Puglia, Basilicata, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Liguria, Marche e Molise hanno presentato un ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge 99/2009, cosiddetta Legge Sviluppo, che prevede il ritorno al nucleare. Al No delle undici regioni si sono aggiunte anche la Campania, la Sicilia, Sardegna e Veneto. L'unica a nicchiare e non prendere posizione è stata la Lombardia del governatore Formigoni.

Per leggere tutto l'articolo http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/92358/il_nucleare_sbagliato

pdripateatina ha detto...

Nucleare a pezzi
Dopo il no di 14 regioni, arriva quello definitivo della Regione Sicilia che approva due ordini del giorno del Pd contrari al ritorno dell'atomo sull'isola

http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/92558/nucleare_a_pezzi

Posta un commento